Mercanti di tappeti

La casta dello Stato che non conosce crisi

Capiamo perfettamente le difficoltà in cui si dibattono il presidente del Consiglio ed il suo ministro dell’Economia. Nel 2017, per rispettare gli accordi sottoscritti l’Italia dovrebbe tagliare 23 miliardi di spesa per scendere all'1,1% di deficit. Una cifra che non fa dormire la notte capace com’è di assorbirebbe intera la Finanziaria del prossimo autunno, ovvero in un cruciale periodo preelettorale. Tutti i soldini elargiti con generosità ai cittadini, i bonus bebè, gli 80 euro e quant’altro, il governo sarebbe costretto e riprenderseli indietro con gli interessi, e proprio nel momento in cui si decide il suo destino. Certo, da qui ad allora si potrebbe mettere a punto un piano di riduzione del debito, ma proprio questa ipotesi non passa per la testa del vertice di governo convinto com’è di aver fatto meraviglie. Invece si cerca di trattare con l’Europa, nei termini in cui conosciamo: Renzi minaccia dall’Africa, e Padoan pietisce a Bruxelles. Può darsi benissimo che la Germania sia molto più comprensiva di quello che lascerebbero intendere le parole del capogruppo del Ppe Weber. Anche i tedeschi votano e sarebbe follia per Angela Merkel mostrare condiscendenza verso l’Italia dopo aver aperto ai migranti. Per cui dietro la tempesta di questi giorni, si potrebbe ancora trovare un punto d'incontro nella richiesta all'Italia di correggere un po' il tiro sul deficit di quest'anno, per avere di nuovo un po' di spazio il prossimo. Una roba degna di mercanti di tappeti alla quale il governo si è ridotto. Il problema è che il governo crede davvero in quello che dice e quindi non si rende proprio conto di quale sia la situazione in cui si trova. Eppure è semplice, con tutti i miliardi che lo Stato ha elargito anche solo alla Capitale, le cui drammatiche condizioni le conosciamo, veniamo a sapere da pochi giorni di migliaia di appartamenti di proprietà del comune pagati dieci euro al mese se non meno. Possibile che con tutti i sindaci di sinistra che ci sono stati a Roma nessuno fosse al corrente di una situazione del genere e chiedere al governo di intervenire? Tutti con il cappello in mano piuttosto che preoccuparsi di come equiparare i canoni di affitto. E’ così che si porta al disastro una amministrazione svalutandone, le proprie ricchezze. Non è che in Europa non leggono i giornali per non conoscere questa situazione sconcertante degli affitti della capitale. L’ennesima dimostrazione di come l’Italia gestisca i suoi affari. Per cui ancor prima di chiedere credito alla Ue, la Commissione già ti risponde di riscuotere i crediti dei cittadini. Ed il governo alla fine dovrà obbedire nell’unico modo in cui è capace, alzando le tasse, non certo colpendo i suoi clienti, una casta dello Stato che non conosce crisi.

Roma, 3 febbraio 2016